Grafologia e lapsus. Sigmund Freud, il pioniere della psicoanalisi, nel 1901 pubblica il libro Psicopatologia della vita quotidiana. In esso, come introdotto dal titolo, l’autore presenta singoli casi, omissis, errori, atti e tic, che sono rivelatori dell’inconscio. Essi manifestano quelle intenzioni nascoste della personalità che ogni individuo, nel suo vivere quotidiano, non sempre riesce a trattenere, a nascondere o a camuffare sia ai propri occhi, sia agli occhi delle persone che con lui si relazionano.
In particolare Freud parla anche dei lapsus, ossia, etimologicamente, di tutti quegli scivolamenti linguisticiche tradiscono le intenzioni nascoste: un’esitazione nel parlare, un balbettio, una parola inopportuna pronunciata al posto di quella corretta, e che fanno improvvisa irruzione nel comportamento cosciente, essendo spie rivelatrici, in tal modo, dei sotterranei intendimenti o desideri dell’inconscio.
La grafia come costante lapsus calami
Da questo singolare punto di vista, anche la grafia può essere considerata alla stregua di un costante lapsus calami, ovvero un continuo scivolamento della penna che registra sulla carta, fissandolo con l’inchiostro, accanto al contenuto testuale del documento, anche i dinamismi inconsci e l’intera organizzazione della personalità dello scrivente.
Per quanto riguarda la grafologia, è stato un altro pioniere, Girolamo Moretti (1879-1963), fondatore della grafologia italiana – detta morettiana perché da lui prende il nome – a riuscire a individuare prima, e organizzare poi in un rigoroso metodo di indagine psicologica l’insieme dei segni e tratti grafici che costituiscono i movimenti della psiche.
E come i lapsus freudiani sono spie infallibili nel rivelare le intenzioni, desideri o disagi inconsci perché sfuggono appieno al controllo cosciente, altrettanto infallibile è la descrizione che lo scrivente esprime di sé quando scrive.
Chi scrive è ignaro di rivelare se stesso
Ignaro infatti di produrre un comportamento grafico indagabile dal un punto di vista psicologico, la persona inconsapevolmente non pone in atto tutta quella serie di atteggiamenti, difese e maschere coscienti che solitamente abbondano nelle relazioni interpersonali.
Rivelare appieno se stessi non è affatto facile. Anche nel colloquio clinico con uno psicoterapeuta, o anche semplicemente nel confessionale, può essere cosa niente affatto semplice mettere a nudo se stessi. La specificità della scrittura è proprio questa: essere meravigliosamente ricca di preziose informazioni sulla personalità dello scrivente, senza che egli sia consapevole di quale possibilità di indagine abbia il proprio lapsus calami, vale a dire lo scivolare della penna.