Essendo paragonabile a una elettroencefalografia e, come tale, descrittiva delle più sfumate proprietà individuali ed irrepetibili di chi scrive, l’analisi della scrittura va a costituire naturalmente l’ambito forse più conosciuto della grafologia, vale a dire quello peritale.
Amministrazione della giustizia
Gli amministratori della giustizia chiamano il grafologo per effettuare l’analisi di tutti quei casi di imitazione o dissimulazione di firme apposte ad esempio su contratti o cambiali, riguardo l’autografia di testamenti, per l’individuazione dell’autore di lettere anonime, e in senso lato in tutti i casi di falsi documentali di manoscritti.
Studio neurofisiologico e simbolico del gesto grafico
La grafologia peritale studia il gesto grafico nelle strutture portanti neurofisiologiche, simboliche ed espressive. L’atto dello scrivere registra infatti tutta la complessa attività psichica cerebrale. E’ un comportamento di una complessità incredibile al punto tale che, probabilmente, è il più ricco di informazioni che l’uomo sia in grado di produrre. Di conseguenza registra tutta la complessa attività psichica del pensiero e del sentimento. E da ciò conseguono due caratteristiche fondamentali.
La scrittura come un’impronta digitale
La prima è che non esisteranno mai, se di soggetti diversi, due scritture uguali tra loro. Ogni individuo, al pari delle impronte digitali, produce un gesto grafico assolutamente unico e originale, non solo dal punto di vista della forma, ma anche nelle carattistiche intrinseche, come la pressione, il ritmo, ecc.
Impossibilità dell’imitazione e dissimulazione
La seconda è che risulta praticamente impossibile sia imitare alla perfezione la grafia di un’altra persona sia dissimulare la propria.
E’ evidente che un grafologo ben preparato possiede un prezioso patrimonio culturale per effettuare tutta una serie di studi sulla gestualità grafica degli scritti in esame.
Ciò non viene portato avanti da un punto di vista meramente calligrafico, vale a dire sul loro semplice aspetto formale, bensì sulle loro proprietà individuali e uniche della motricità grafica, sul loro significato neurofisiologico, simbolico ed espressivo.
Tali assunti sono stati ben recepiti dalla Cassazione Penale che già in una sentenza del 1959 ha affermato che “… una perizia prevalentemente basata sul metodo della interpretazione calligrafica è generalmente insufficiente, senza il contributo di un’attenta interpretazione grafologica, a dirimere il pericolo di errori nel responso offerto al magistrato”.