La lotta contro la passione predominante nella grafologia di Girolamo Moretti

Nella grafologia di Girolamo Moretti, la passione predominante si costituisce come il perno inconscio del carattere. Il suo scopo è quello di restare occulta alla coscienza e, conseguentemente, impedire la crescita psicologica dell’individuo.

Moretti osserva pertanto che è necessario lottare contro di essa, perché di per sé è sempre negativa. Approfondendo lo studio delle sue caratteristiche, nella passione possono individuarsi un nucleo di emozioni, affetti e generalizzazioni che si costituiscono come una sorta di primitivo complesso[1]Vedi voce Complesso in U. Galimberti, Psicologia, Garzanti, Torino 2003, p. 214: “Termine introdotto in psichiatria da C. G. Jung per indicare un insieme strutturato e attivo di … Continue reading il cui fine è il dominio sull’Io.

È solo nell’impegno individuale di sviluppare coscienza di sé che risiede la possibilità che la passione predominante diventi “bella”, ovvero pedagogizzata.

Per Moretti “La lotta contro la passione predominante deve essere condotta con pace e senza preoccupazione per eventuali e inevitabili sconfitte anche se dovessero durare tutta la vita. La vittoria sulla passione predominante consiste non nella sua occlusione ma nel renderla innocua e sottomessaTanto la bruttezza come la bellezza delle passioni predominanti possono essere innate o acquisite. Quella è sortita da natura, questa dipende da pedagogizzazione o da deterioramento della stessa passione”.[2]G. Moretti, La passione predominante, Messaggero, Padova 2003, pp. 57-9.

Il punto centrale del discorso di Moretti verte sulla sottile linea di confine del rapporto tra inconscio e coscienza, tra l’inconsapevolezza del comportamento e le menzogne consapevoli che fingono di non scorgere la realtà del proprio egoismo.

Ciò trova numerose corrispondenze nel pensiero di tanti autori che, pur da punti di osservazione sulla natura umana diversi, giungono alle stesse conclusioni.

Georges I. Gurdjieff

Gurdjieff grafologia enneagramma
Georges Ivanovich Gurdjieff

Per Georges I. Gurdjieff, come per Moretti, la menzogna è radicata nel fondo di ogni individuo. Ad essa non si sfugge o, perlomeno, la cosa è possibile solo a costo di grandi sacrifici e di lavoro su di sè. L’uomo è dominato dal suo egoismo e, accecato da esso, risulta incapace di accorgersi delle sue falsi identificazioni e convinzioni. Tutto ruota intorno alla presenza di un tema di fondo inconscio che modella la propria “falsa personalità”, la quale non lascia respiro nè ascolta la propria essenza.[3]Vedi anche l’articolo L’enneagramma e la grafologia di Girolamo Moretti

Il carattere di ogni uomo – così Gurdjieff si esprime – presenta un aspetto che gli è centrale, paragonabile ad un asse attorno al quale ruota tutta la sua ‘falsa personalità’. Il lavoro personale di ogni uomo deve essenzialmente consistere in una lotta contro questo difetto principale”.[4]G. I. Gurdjieff, in P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, Roma, 1976, p. 251.

Nell’intimo di ogni individuo vi è la presenza di un tema di fondo inconscio che lo tiene in scacco, come in prigione. È fondamentale pertanto il lavoro su di sè, per evitare di vivere una vita meccanica, dominata dai propri automatismi inconsapevoli dai quali occorrerebbe con tutte le proprie forze liberarsene.

Ma per scappare dalla prigione è necessario anzitutto rendersi conto di esserci dentro e non è affatto detto che ciò accada sempre. Anzi, a dire il vero, non sono affatto molti gli individui che si impegnino in tal senso. Gli strani esseri tricerebrali che vivono sul pianeta Terra, osserva Gurdjieff, sono infatti troppo impegnati nel coltivare le “...numerose debolezze che li contraddistinguono, come l’«amor proprio», la «vanità», l’«orgoglio» e molte altre…” da non avere sufficienti energie per ammettere dapprima la propria miseria, e poi impegnare la volontà attivamente al fine di una reale crescita psichica.[5]Cf. G. I. Gurdjieff, I racconti di Belzebù a suo nipote, Neri Pozza, Vicenza 2005. I passi in cui Gurdjieff fa riferimento alla vanità, all’orgoglio, all’amor proprio sono numerosi. … Continue reading

Alexander Lowen

Lowen grafologia bioenergetica
Alexander Lowen

Nei suoi studi di bioenergetica, Alexander Lowen riflette a lungo sulla complessità della struttura caratteriale dell’individuo e su quali rapporti corrono tra l’Io e il carattere.

Si pone il problema della relazione – scrive Lowen – tra l’Io e il carattere. L’Io è fondamentalmente una percezione soggettiva di se stessi, mentre il carattere e la personalità sono apprezzamenti oggettivi”. [6]A. Lowen, Il linguaggio del corpo, Feltrinelli, Milano, 2006, pp. 106.

E come Moretti evidenzia le reiterate e menzognere giustificazioni che la passione predominante offre di se stessa[7]Quel che più meraviglia è che il soggetto, con la passione predominante sia pure pessima, tende a goderne, a vantarsene e a ribellarsi se viene messa in giusto fuoco dalla critica; la difende e, … Continue reading, altrettanto fa Lowen.

Lo psicoterapeuta e psichiatra americano mette in luce l’inaffidabilità delle parole con cui gli individui descrivono se stessi e le proprie convinzioni e come sia difficile e delicato proporre un effettivo cambiamento di prospettiva.

Una descrizione che il paziente offre del proprio Io – osserva Lowen – è rimarchevole per la sua inattendibilità. Il paziente pensa al suo Io nei termini del suo Io ideale che esprime una qualche capacità intrinseca piuttosto che una funzione reale…Purtroppo l’individuo nevrotico si identifica col proprio carattere, di cui fa parte anche l’Io ideale…Tuttavia non si può insistere sulla sua resa senza offrire un miglior modus vivendi”.[8]Id., p. 106.

Tutti lottano contro la passione predominante?

Anche Lowen constata da un lato la necessità della lotta, ma dall’altro anche la sua grande difficoltà di successo, date le complesse difese che gli individui pongono in essere con se stessi.

Proseguendo le proprie riflessioni, Lowen ammonisce che è cosa tutt’altro che facile e scontata il lavoro su se stessi: “Il carattere stesso è il disturbo fondamentale, e non si possono fare effettivi progressi nella terapia analitica finchè il paziente non lo riconosce”.[9]Id., p. 107.

È necessario pertanto conoscere il carattere, ovvero in altre parole l’intimo dell’individuo, il nucleo di emozioni, affetti e pensieri che risultano irrigiditi e condizionanti la sanità del complessivo funzionamento psichico.

Da questo punto di vista, sia Moretti con la passione predominante, sia l’enneagramma con la fine psicologia degli enneatipi, permettono di cogliere in maniera davvero pertinente le specificità individuali del carattere.

Proseguendo nel suo discorso, Lowen precisa le finalità dell’analisi: “L’analisi del carattere ha perciò un obiettivo fondamentale: far sentire al paziente il suo carattere come formazione nevrotica che limita ed interferisce nelle funzioni vitali dell’Io. Il compito è arduo. Sia Ferenczi che Reich hanno puntualizzato che, mentre il paziente sente il sintomo nevrotico come estraneo all’Io, il carattere è accettato quasi fosse l’Io stesso…

Se non si osserva rigorosamente la regola che il carattere è il principale obiettivo da attaccare, si verifica confusione, e l’eventuale fallimento della terapia”.[10]A. Lowen, Il linguaggio del corpo, cit., p. 108.

Karen Horney

grafologia Horney
Karen Horney

Un pensiero originale e comunque del tutto sulla stessa lunghezza d’onda di quanto considerato finora è quello della psicanalista Karen Horney. La Horney rivendica la possibilità per l’individuo di intraprendere un percorso di conoscenza personale – una vera e propria autoanalisi – in piena autonomia, senza la necessità di un rapporto analitico con il proprio terapeuta. Pur con queste premesse, la psicoanalista tedesca, trasferitasi negli Stati Uniti negli anni ’30 del secolo scorso, mette in guardia, al pari di Moretti e degli autori già citati, dalle facili illusioni che il cammino verso la piena consapevolezza sia facile. Anzi, al contrario, numerose sono le insidie, le difficoltà e i rischi di insuccesso.

Anche la Horney, infatti, evidenzia le resistenze che il carattere, in quanto nucleo della nevrosi, pone in essere: “La ragione per cui la buona volontà iniziale di voler superare una tendenza nevrotica non costituisce di regola una forza sulla quale si possa fare affidamento, malgrado l’entusiasmo iniziale che spesso l’accompagna, è che la tendenza ha pure un valore soggettivo al quale la persona non intende rinunciare”.[11]K. Horney, Autoanalisi, Astrolabio, Roma 1971, p. 63.

Carl Gustav Jung

Jung grafologia
Carl Gustav Jung

Per Carl Gustav Jung la lotta contro la propria inconsapevolezza non è cosa che tutti vogliono intraprendere. In maniera sottile e per certi versi ironica, lo psicologo svizzero così sembra porre il sigillo sulle difficoltà dell’introspezione e della crescita individuale: “Fortunatamente, nella sua gentilezza e pazienza, la Natura non pone mai nella bocca della maggior parte delle persone la domanda fondamentale riguardante il significato delle loro vite. E, laddove nessuno chiede, nessuno è tenuto a rispondere”. [12]C.G. Jung, Lo sviluppo della personalità, Opere, 17, Bollati Boringhieri, Torino, 1999, p. 177.

Motivazione di carenza, crescita e abbondanza

Maslow grafologia
Abraham Maslow

Qualora invece l’individuo riesca a vincere la propria accidia psicospirituale[13]Cf. C. Naranjio, Carattere e nevrosi, Astrolabio, Roma 1996. si aprono le porte della possibilità di crescere e di trovarsi nella condizione di essere arbitro del proprio destino psicologico.

Altrimenti il rischio è quello di essere sempre guidato meccanicamente dai moventi della passione predominante.[14]“Le modalità della passione predominante sono quattro: la tendenza, la preoccupazione, la pretesa, il gusto. le ultime tre potrebbero essere casellate nella tendenza, tuttavia le abbiamo così … Continue readingsenza possibilità reale di benessere psicologico.

In ciò è possibile scorgere un primo parallelo con la motivazione di carenza di Abraham Maslow. Per lo psicologo statunitense, infatti, qualsiasi comportamento basato inconsapevolmente su motivazioni carenziali produce solamente gratificazioni temporanee. Il discorso cambia allorché l’individuo inizia a osservarsi e lotta contro le proprie compulsioni caratteriali.

Qui risiedono le prime possibilità di sfruttare a proprio vantaggio la passione predominante, ovvero quelle di tramutare la  motivazione di carenza in motivazione di crescita.  Il cammino è lungo ma la meta finale del viaggio inizia a delinearsi: giungere alla motivazione da abbondanza. Bonum est diffusivum sui, è necessità del bene quella di espandersi. È solo quando l’individuo giunge a pienezza esistenziale che la sua motivazione di abbondanza autenticamente altruistica può permettergli di conseguire gratificazione duratura.

Nell’antropologia sottesa alla grafologia di Moretti, ciò corrisponde ad una buona presenza del temperamento della cessione, che nella sua istanza oblativa e altruistica rappresenta il culmine dello sviluppo umano.

La dolcezza della lotta

L’Ombra deve essere integrata alla coscienza. Non può essere rifiutata, combattuta alla stregua del peggior nemico. La dolcezza della lotta contro la passione predominante sottende questo. Per Moretti il processo che porta alla vera coscienza di sè è un lungo cammino per tutta la durata della vita.

È costituito di alti e bassi, vittorie e sconfitte[15]Per Jung la psiche attua una circumambulazione, ovvero si sviluppa con un movimento circolare di salite e discese. Cf. C.G. Jung, Psicologia e alchimia, Boringhieri, Torino 2006., e perciò sottende un atteggiamento amorevole e comprensivo con se stessi. Inasprire la critica, e cercare di reprimere le tendenze naturali della passione predominante avrebbe a lungo andare solo il risultato di rafforzarne la spinta propulsiva. L’atteggiamento giusto è quello dell’impegno a sviluppare pensieri, emozioni e comportamenti di segno diverso dalla passione. Il vizio non si combatte tramite la sua repressione, ma nella coltivazione della virtù ad esso opposta.

Edward Bach

Bach grafologia
Edward Bach

La dolcezza della lotta auspicata da Moretti trova significative corrispondenze con il pensiero di Edward Bach. Nella sua professione medica, Bach lentamente si convince che la malattia del corpo è emblema della malattia dell’anima. Stanco di quello che potrebbe chiamarsi il ‘paradigma bellico’ della medicina tradizionale ( il principio attivo del farmaco che agisce contro il male), il medico gallese dapprima si avvicina alla omeopatia, per poi individuare nelle essenze floreali la sua medicina dell’anima.

Concludo con le bellissime parole con cui Bach descrive il potere di guarigione dei suoi rimedi floreali: “L’azione di questi rimedi è di risvegliare le nostre vibrazioni e di aprire i nostri canali per ricevere il nostro sè spirituale, per pervadere la nostra natura con la particolare virtù di cui abbiamo bisogno, e di purgarci dal difetto che causa il male. Essi sono in grado, come la bella musica, o qualsiasi cosa che gloriosamente elevandosi ci dia l’ispirazione, di innalzare la nostra vera natura, e portarci più vicini alla nostra anima, e tramite quell’azione autentica, recarci pace e alleviare le nostre sofferenze. Essi curano, non attaccando la malattia, ma pervadendo il nostro corpo con le stupende vibrazioni della nostra natura più alta, alla cui presenza la malattia scioglie come la neve alla luce del sole.[16]E. Bach, Le opere complete, Macroedizioni, Cesena 2002, p. 167.

(vedi articolo precedente La passione predominante)


References

1 Vedi voce Complesso in U. Galimberti, Psicologia, Garzanti, Torino 2003, p. 214: “Termine introdotto in psichiatria da C. G. Jung per indicare un insieme strutturato e attivo di rappresentazioni, pensieri e ricordi, in parte o del tutto inconsci, dotati di una forte carica affettiva”autonomo all’interno della personalità. Il termine era già stato impiegato da S. Freud negli Studi sull’isteria del 1892-1895, ma è lo stesso Freud a riconoscere che la psicoanalisi è debitrice del termine alla scuola di Zurigo di E. Bleuler e Jung.
2 G. Moretti, La passione predominante, Messaggero, Padova 2003, pp. 57-9.
3 Vedi anche l’articolo L’enneagramma e la grafologia di Girolamo Moretti
4 G. I. Gurdjieff, in P.D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, Roma, 1976, p. 251.
5 Cf. G. I. Gurdjieff, I racconti di Belzebù a suo nipote, Neri Pozza, Vicenza 2005. I passi in cui Gurdjieff fa riferimento alla vanità, all’orgoglio, all’amor proprio sono numerosi. Vedi ad esempio le pp. 101, 255, 306, 436, 533, 684, 841, 876, 888, 908.

Moretti non è da meno nello stigmatizzare l’egoismo umano: “Dietro all’amor proprio si trova sempre la passione predominante, anzi la passione predominante è lo stesso amor proprio che prende tutte le sembianze per riuscire nello scopo di non far conoscere lo scopo stesso, che è quello di occultare se stesso e le modalità che sono sempre a sua disposizione. L’amor proprio si atteggia a vittima…È necessario innanzitutto confessare a se stessi e agli altri (ma confessarlo con profonda convinzione) che siamo un cumulo di miserie“. G. Moretti, La passione predominante, Messaggero, Padova 2003, p. 58.

6 A. Lowen, Il linguaggio del corpo, Feltrinelli, Milano, 2006, pp. 106.
7 Quel che più meraviglia è che il soggetto, con la passione predominante sia pure pessima, tende a goderne, a vantarsene e a ribellarsi se viene messa in giusto fuoco dalla critica; la difende e, difendendola, la torchia affinché sia messo in giusto fuoco quel briciolo di bontà che non manca mai in tutte le cose che hanno vita“. G. Moretti, La passione predominante, cit., p. 45
8 Id., p. 106.
9 Id., p. 107.
10 A. Lowen, Il linguaggio del corpo, cit., p. 108.
11 K. Horney, Autoanalisi, Astrolabio, Roma 1971, p. 63.
12 C.G. Jung, Lo sviluppo della personalità, Opere, 17, Bollati Boringhieri, Torino, 1999, p. 177.
13 Cf. C. Naranjio, Carattere e nevrosi, Astrolabio, Roma 1996.
14 Le modalità della passione predominante sono quattro: la tendenza, la preoccupazione, la pretesa, il gusto. le ultime tre potrebbero essere casellate nella tendenza, tuttavia le abbiamo così distinte per dare luogo a maggiore precisione e auno smistamento più reale

La tendenza…costituisce la principale spinta fra tutte le tendenze individuali sotto ogni forma e ogni punto di vista. Come tale è la direttrice, l’ispiratrice, la forza di imposizione delle modalità delle reazioni circa i pensieri, le opere del soggetto e secondo le relazioni che intercorrono tra il soggetto e le cose o gli uomini da cui è circondato…Insomma passione predominante come tendenza costituisce un impero cieco che non conosce ragione e turlupina tutte le facoltà anche psichiche della natura umana...

Preoccupazione. È una qualità accompagnatoria della tendenza che difficilmente si distacca dalla medesima. La tendenza ha un processo semplice. La preoccupazione va accompagnata dall’ansia della riuscita cioè della realizzazione della tendenza.

Pretesa. La tendenza che ha un processo smodato facilmente sdrucciola nella pretesa…La pretesa, in quanto viene dal verbo “pretendere”, tende ad avere una posizione oltre il diritto per cui ha un fondamento più o meno fittizio, più o meno specioso nel quale il soggetto si incanala e si mette come in una trincea più o meno allestita, più o meno inespugnabile…

Gusto. Il gusto come passione predominante riguarda naturalmente le facoltà psichiche. Grafologicamente considerato è indugio…Siccome la creatura umana è più portata ad agire per il proprio interesse che per interesse altrui, ne viene che il gusto come passione predominante tende più al male che al bene; il gusto del bene semplicemente tale è nella natura acquisita e non nella innata, quindi il gusto del bene non è grafologico; ne consegue che le passioni predominanti fondate sul gusto prendono la forma del sadismo.” G. Moretti, La passione predominante, cit., pp.60-2.

15 Per Jung la psiche attua una circumambulazione, ovvero si sviluppa con un movimento circolare di salite e discese. Cf. C.G. Jung, Psicologia e alchimia, Boringhieri, Torino 2006.
16 E. Bach, Le opere complete, Macroedizioni, Cesena 2002, p. 167.